12. La notizia dell’avanzata di Nicànore arrivò a Giuda. Egli informò i suoi compagni che l’esercito nemico era vicino.
13. Allora, tra i suoi soldati, quelli che erano paurosi e non avevano fiducia nella giustizia di Dio fuggirono e cercarono rifugio altrove.
14. Gli altri, invece, vendettero tutto quello che avevano e si misero a pregare il Signore di salvarli da Nicànore, quel maledetto, che li aveva venduti ancora prima della battaglia.
15. E lo pregavano appoggiandosi non sui loro meriti, ma sull’alleanza che egli aveva fatto con i loro padri. Avevano fiducia, perché su di loro era stata invocata la sua protezione santa e gloriosa.
16. Allora Giuda Maccabeo radunò i suoi uomini: seimila in tutto. Li esortò a non lasciarsi prendere dalla paura davanti ai nemici. Non si dovevano preoccupare se i pagani, che stavano per attaccarli senza alcun motivo, erano una grande massa. Per incitarli a combattere con coraggio ricordò loro alcuni fatti.
17. Bastava che tenessero davanti agli occhi l’orribile oltraggio compiuto dai nemici verso il tempio; la desolazione e l’umiliazione della città di Gerusalemme e, da ultimo, l’abolizione delle tradizioni degli antenati.
18. Tra l’altro disse: «Quelli confidano nelle loro armi e nel loro valore! noi invece confidiamo in Dio, che è Onnipotente e può con un solo cenno distruggere non soltanto i nemici, che ora ci assalgono, ma il mondo intero!».
19. Infine Giuda ricordò ai suoi uomini le occasioni in cui Dio aveva aiutato i loro antenati: come, al tempo del re Sennàcherib, erano periti centottantacinquemila nemici;
20. e anche come in Babilonia, nella battaglia contro i Gàlati, gli Ebrei erano andati all’attacco con appena ottomila uomini. Essi combattevano allora al fianco di quattromila Macedoni; ma i Macedoni vennero a trovarsi in difficoltà e gli ottomila Ebrei, aiutati dal Signore, riuscirono da soli a sterminare centoventimila nemici, e fecero anche un grosso bottino.