Prima Lettera ai Corinzi 14:17-29 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

17. Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento, ma l’altro non è edificato.

18. Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi;

19. ma nella chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne diecimila in altra lingua.

20. Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti.

21. È scritto nella legge: «Parlerò a questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue e per mezzo di labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore.

22. Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti; la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i credenti.

23. Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi?

24. Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti,

25. i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi.

26. Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione.

27. Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo e a turno, e uno interpreti.

28. Se non vi è chi interpreti, tacciano nell’assemblea e parlino a se stessi e a Dio.

29. Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;

Prima Lettera ai Corinzi 14